La diagnosi di autismo si basa sulla rilevazione di comportamenti “osservabili”, espressione della compromissione funzionale nelle aree di interazione sociale reciproca, comunicazione, interessi e attività.
Il processo diagnostico è affidato ad un team multiprofessionale (Neuropsichiatra Infantile, Psicologo, Neuropsicomotricista, Logopedista) al cui interno un operatore è deputato a mantenere i contatti con la famiglia, per informarla e supportarla.
Il processo si caratterizza per una duplice connotazione, clinica e funzionale: la valutazione clinico-diagnostica e quella funzionale.
La valutazione clinico-diagnostica ha lo scopo di inquadrare il disturbo nell’ambito degli ASD, di escludere altre condizioni che entrino in diagnosi differenziale e di rilevare eventuali comorbidità.
La valutazione funzionale è un percorso dinamico nel tempo che ha lo scopo di descrivere il profilo di sviluppo sensoriale, comportamentale, funzionale e adattivo del singolo soggetto ed è una tappa indispensabile per la definizione di un progetto abilitativo/riabilitativo personalizzato, appropriato alle specifiche modalità di funzionamento del minore.
Il processo diagnostico si articola nelle seguenti fasi:
- valutazione clinica globale che comprende l’anamnesi, l’osservazione clinica e l’esame clinico neuropsichiatrico e psicologico;
- fase valutativa/osservazionale durante la quale sono applicati gli strumenti diagnostici specifici e validati per l’autismo e quelli per definire il profilo di sviluppo funzionale ed adattivo del bambino;
- accertamenti clinico-strumentali a seconda del quadro sintomatologico per l’individuazione di eventuali elementi patogenetici e comorbidità.