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Sindrome metabolica: perché occorre intervenire subito

La sindrome metabolica è una patologia emergente, o per meglio dire ormai emersa, frutto della modificazione delle nostre abitudini di vita e alimentari perché è legata all’accumulo del grasso nel nostro corpo.

Intervista al dott. Alberto Alberti, medico internista CDI

L’essere umano accumula grasso principalmente nel sottocute e nel tessuto adiposo tra gli organi interni (rispettivamente tessuto adiposo sottocutaneo e viscerale).

Obesità e diabete: la funzione del pancreas

L’obesità, ed in particolare l’obesità viscerale, si associa con un aumento della resistenza delle nostre cellule alla funzione dell’insulina: questa è un ormone, prodotto dal pancreas, che tra i suoi effetti riduce i livelli di glicemia, attivando processi metabolici cellulari, e facilita lo stoccaggio dei grassi all’interno delle cellule del tessuto adiposo.

Quando l’attività dell’insulina diminuisce perché aumenta la resistenza delle cellule al suo effetto, il pancreas secerne più ormone per cercare di compensarne la ridotta efficacia e quindi all’inizio abbiamo solo iperinsulinemia, ma poi questa non è più sufficiente e allora troviamo iperglicemia. Questa situazione determina iperattività delle citochine degli adipociti che alla lunga conducono all’alterazione del profilo lipidico con sviluppo di infiammazione vascolare e ipertensione arteriosa sino all’aterosclerosi con malattia cardiovascolare.

Questo quadro clinico si può instaurare anche in soggetti con semplice obesità addominale che ancora non sono obesi.

I fattori scatenanti di diabete e malattia cardiovascolare

La clinica ci ha insegnato che sia il diabete mellito di tipo II che la malattia cardiovascolare hanno in comune i fattori scatenanti: obesità assoluta o anche solo viscerale, iperglicemia, dislipidemia, ipertensione.

La sindrome metabolica è caratterizzata sostanzialmente da questi stessi fattori ed in effetti si parla di sindrome metabolica quando sono soddisfatti almeno tre dei cinque criteri riportati nella tabella seguente (adattati alla popolazione europea):

L’esperienza clinica ci ha insegnato che a parità di fattori di rischio i soggetti con sindrome metabolica hanno nettamente più probabilità rispetto a quelli senza di sviluppare diabete o malattia cardiovascolare.

Quali sono le cause scatenanti?

In sostanza le cause scatenanti della sindrome sono fattori genetici, che però non siamo ancora in grado di definire bene, mancanza di attività fisica aerobica regolare ma soprattutto l’accumulo del grasso corporeo: l’aumento del peso corporeo è la prima causa della sindrome metabolica (in uno studio americano su oltre 8800 pazienti era presente nel 5% dei normopeso, nel 22% dei sovrappeso e nel 60% degli obesi).

Attività fisica aerobica e dieta per contrastare la sindrome metabolica

Per controllare l’aumento di peso sono fondamentali l’attività fisica aerobica e la dieta ipocalorica mentre fumo, dieta ricca di carboidrati, alcol, bevande ricche di zucchero sono assolutamente da evitare.

Quali altre patologie possono essere associate alla sindrome metabolica?

Sicuramente l’associazione di obesità e sindrome metabolica aumenta nettamente il rischio di diabete mellito tipo II e di malattia cardiovascolare anche se la resistenza all’insulina gioca anch’essa un ruolo importante. Date le cause si capisce perché questa sindrome può associarsi a steatosi epatica o iperuricemia e gotta o insufficienza renale o disturbi del sonno tipo sindrome delle apnee notturne.

Modificare le abitudini di vita rimane il miglior modo di prevenire

Non è ancora disponibile una terapia farmacologica sicuramente efficace nel controllare l’evoluzione della sindrome metabolica, naturalmente si trattano le patologie specifiche, come diabete o ipertensione o dislipidemia, ma comunque il fondamento terapeutico restano le abitudini di vita, specificatamente:

  • il controllo del peso
  • l’attività fisica aerobica

Fondamentale la collaborazione medico-paziente

Quindi il controllo della sindrome metabolica è frutto di una stretta collaborazione tra medico e paziente, il medico per valutare il rischio del paziente di svilupparla deve conoscere:

  • il valore della pressione arteriosa
  • peso e altezza per calcolare l’indice di massa corporea (BMI)
  • la circonferenza addominale alla vita (in pratica posizionare un metro da sarta intorno alla pancia appena sopra l’osso iliaco, assicurarsi che il nastro di misurazione sia aderente ma non troppo stretto e che sia parallelo al pavimento mentre circonda il tuo corpo)
  • esami ematici per il diabete e le dislipidemie

mentre il paziente si deve impegnare a:

  • perdere peso se il BMI è > 25 per l’uomo o 23 per la donna o se c’è obesità addominale
  • modificare le abitudini alimentari riducendo il sale, i grassi, aumentando le fibre alimentari.

E’ molto importante modificare in modo definitivo le proprie abitudini di vita ed alimentari perché altrimenti il quadro metabolico, anche se nettamente migliorato, in pochi mesi tornerà come prima.

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