Intervista alla dott.ssa Elena Mandorino, psicologa CDI.
Il terzo lunedì di gennaio è noto anche come “Blue Monday”, ossia il giorno più deprimente dell’anno!
Centinaia di organi di stampa internazionali fanno riferimento al Blue Monday dal 2005, quando un’agenzia di viaggi britannica – la Sky Travel – lanciò una campagna per “convincere” i propri clienti che l’eventuale tristezza provata potesse avere un fondamento scientifico e che per combatterla la scelta migliore sarebbe stata prenotare una bella vacanza. Nello specifico, la compagnia di viaggi citò una formula pseudo-matematica commissionata da uno psicologo del Regno Unito, il dottor Cliff Arnall, come prova del fatto che fattori come il meteo, debiti accumulati per le festività natalizie e la crescente necessità di darsi da fare all’alba del nuovo anno tutto ancora da affrontare, hanno reso questo il periodo più deprimente dell’anno.
Nello specifico l’equazione formulata da Cliff Arnall si compone da: C(P+B) N+D, ove C sta per «temperatura media», P sta per «il salario mensile», B sta per «i giorni fino al prossimo festivo», N sta per «il numero di notti passate a casa nel mese» e D sta per «il numero di ore diurne medie».
Perché il blu?
Infine, un’ultima curiosità sull’origine dell’espressione “Blue Monday”: perché il blu?
Come osservato anche in uno dei personaggi del film “Inside Out”, il colore blu è utilizzato per indicare la tristezza. Questa usanza risale al XIV secolo, quando lo scrittore inglese Geoffrey Chaucer inserì all’interno del poema The Complaint of Mars il verso “with tears of blue and a wounded heart”, ovvero “con lacrime blu e un cuore tormentato”.
Ma il terzo lunedì del mese è davvero il giorno più triste dell’anno?
Molti scienziati britannici hanno iniziato a schierarsi contro la “ricerca” quasi immediatamente. Addirittura lo stesso Arnall confessò, a distanza di tempo, di essere stato comprato da un’agenzia di viaggi, interessata a trovare uno scienziato disposto a mettere la propria firma su uno studio privo di fondamenta scientifiche.
Tuttavia non occorre uno studio scientifico per capire che gennaio non è solitamente il mese più felice dell’anno, e che in generale il rientro al lavoro del lunedì porta spesso con sé ansie e preoccupazioni.
Il mese di gennaio, tra l’altro, presenta anche un’ulteriore particolarità per le sue caratteristiche meteorologiche. Per alcuni studiosi le stagioni ricoprirebbero un ruolo importante soprattutto per l’umore e per le persone più inclini a tale deflessione. Rosenthal et al. (1984) considerano il Disturbo Affettivo Stagionale (SAD) come una sindrome caratterizzata da depressione ricorrente annualmente, sempre nella stessa stagione; tale disturbo è descritto dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) come Disturbo Depressivo Maggiore ricorrente con andamento stagionale.
Gennaio e la divinità romana Ianus.
I Romani concludevano l’anno con i Saturnali, le feste in onore del dio Saturno, e festeggiavano l’inizio del nuovo, il 1°gennaio, con le celebrazioni in onore del dio romano Giano, da cui trae origine il nome del mese di Gennaio. Si narra che Giano, sovrano dell’età dell’oro, fosse il protettore degli inizi e dei passaggi. Il suo viso, infatti, è raffigurato con due volti da cui l’appellativo di Giano bifronte ossia colui che guarda in direzioni opposte: l’inizio e la fine. Il dio bifronte, con il suo guardare al futuro ed al passato contemporaneamente, rappresentava il dio dei momenti di passaggio e del ciclo delle stagioni.
Come ogni nuovo inizio, l’inizio di un nuovo anno potrebbe mettere in crisi l’individuo; ma, come ci trasmette il mito Ianus, una vista binoculare tra passato e futuro apre la strada a nuovi inizi e la cui luce inizia, lentamente, a trionfare sulle tenebre.