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Possibilità chirurgiche nelle lesioni massive della cuffia dei rotatori

Intervista al dott. Luca Andrini, ortopedico CDI e responsabile Ambulatorio della Spalla

La rottura della cuffia dei rotatori è molto più frequente di quanto si possa immaginare. Addirittura sembra essere presente, in maniera asintomatica, nel 20% della popolazione. L’aumento dell’età media dei pazienti, le maggiori richieste funzionali, sia sportive che lavorative, da parte della popolazione, sempre più longeva, hanno indotto la comunità scientifica e la ricerca tecnologica ad affrontare il problema.

Gli ultimi studi pubblicati hanno dedicato ampio spazio alle possibili soluzioni chirurgiche per le lesioni irreparabili della cuffia dei rotatori: la degenerazione tendinea, la progressiva perdita della vascolarizzazione, l’inevitabile degenerazione artrosica sono fattori negativi per il buon esito di una riparazione del tendine. L’esame RMN (risonanza magnetica nucleare) è dirimente per le aspettative legate all’intervento

Quando si parla di intervento in artroscopia?
Una lesione tendinea che presenta, alla Risonanza Magnetica, fattori prognostici positivi, induce il chirurgo a proporre un intervento di riparazione artroscopica della lesione. Durante l’intervento si procede dapprima all’esecuzione dell’esame diagnostico, cioè la visualizzazione, mediante una piccola telecamera introdotta dell’articolazione gleno omerale e dello spazio sottoacromiale che dà la possibilità di osservare la lesione e procedere con la riparazione. Per la reinserzione del tendine all’osso, vengono utilizzati sistema di sutura chiamate ancore”

Cosa occorre affinché un intervento abbia un buon esito?
La riuscita dell’intervento è condizionata dalla buona qualità dei tessuti, sia tendinei che ossei. Il processo di cicatrizzazione è favorito, rispettandone il naturale decorso, utilizzando appositi tutori per mantenere l’arto a riposo.

Nei casi in cui la risonanza magnetica evidenzi una cuffia con scarsa possibilità di guarigione, si rende necessario procedere differentemente.
Una soluzione può essere rappresentata da un impianto di una protesi inversa. Consiste nella sostituzione delle superfici articolari dell’omero e della scapola con una protesi, appositamente studiata per le lesioni massive e non riparabili della cuffia dei rotatori. Il tempo di ospedalizzazione è di 4-5 giorni. Occorre poi proteggere la spalla con una tasca reggi braccio ed un approccio immediato alla fisioterapia. Un’altra opzione è il posizionamento di uno spaziatore fra testa omerale e volta acromiale, al fine di distanziarle, riducendo l’attrito e la sintomatologia dolorosa. L’intervento è eseguibile in artroscopia e richiede il ricovero di un giorno. Il post operatorio prevede breve tutela in tasca reggi braccio e rapido recupero della mobilità dell’arto.

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