Intervista alla dott.ssa Elena Mandorino Psicologa CDI
Finalmente l’inverno cede il passo alla primavera. Le giornate si allungano, la luce rimane sino a pomeriggio inoltrato, le temperature aumentano: sono tutti segnali dell’arrivo della bella stagione. E con essa anche spossatezza, insonnia, ansia e mancanza di concentrazione.
Come incide il cambiamento stagionale sullo stato psicologico?
In primavera, la luminosità e la temperatura si modificano incidendo in maniera diretta sul nostro organismo. Dal punto di vista fisiologico, questi cambiamenti influiscono sulla biochimica cerebrale e sull’attivazione psicofisiologica. L’aumento delle ore di luce porta a una maggiore produzione di cortisolo, detto anche ormone dello stress, che l’organismo fornisce per soddisfare l’aumentato bisogno di energia in seguito alla fine dell’inverno e all’allungamento del periodo di luce giornaliero. Oltre al cortisolo, l’organismo secerne anche melatonina e serotonina, determinando brusche variazioni biochimiche e quindi un aumento dell’attivazione fisiologico-viscerale. L’alterazione di questo equilibrio ormonale spiegherebbe l’influenza del cambiamento stagionale sullo stato psicologico.
Chi è maggiormente colpito dal “mal di primavera”?
Le reazioni a questi cambiamenti sono molto soggettive. Tuttavia si nota una risposta comune nelle persone con elevata sensibilità all’ansia. In generale, un individuo ansioso è più sensibile al modo con cui sente e vive le proprie sensazioni corporee. Qualsiasi cambiamento a livello fisiologico, come ad esempio l’aumento battito cardiaco, la sudorazione, l’aumento della pressione arteriosa o i disturbi digestivi, si traduce nell’immediata focalizzazione viscerale. Questa peculiare inclinazione a focalizzarsi eccessivamente sugli stati corporei è potenzialmente in grado di innescare stati d’ansia, paura o angoscia. Mantenendo una costante focalizzazione sul corpo e sulla visceralità fa sì che qualsiasi oscillazione significativa dei livelli di attivazione degli indici fisiologici è potenzialmente in grado di innescare degli stati d’ansia e di allerta.
Pertanto le persone che soffrono d’ansia, reagiranno molto intensamente ai cambiamenti stagionali subendo un complessivo aumento dei sintomi ansiosi. Ciò che incide è il modo con cui si fa esperienza dei cambiamenti fisiologici e degli effetti che questi hanno direttamente sul corpo: l’aumento dell’attivazione fisiologica (esempio: variazioni di temperatura, spossatezza, nervosismo), causata dalla maggiore produzione di cortisolo, serotonina e melatonina, può essere vissuto come una condizione “allarmante” e quindi ansiosa.
E’ importante che chi soffre di un disturbo d’ansia non sottovaluti il fatto che una parte del suo malessere dipende anche da ciò che succede nel suo corpo, e che quindi non c’è motivo di spaventarsi.