Vaccinarsi è un atto doveroso per la nostra sopravvivenza personale ed è un gesto di responsabilità sociale, verso il prossimo. Intervista al prof. Andrea Casasco, direttore sanitario CDI
La vaccinazione è uno dei primi esempi di medicina sociale e preventiva. Siamo nel periodo illuminista, a cavallo fra il 1700 e il 1800, quando la salute diviene un bene comune della società.
A Milano il medico Luigi Sacco svolge un grandioso apostolato a favore della prima vaccinazione scientifica, quella di Edward Jenner che, dal 1798, comincia a sconfiggere il vaiolo in Inghilterra (interessante anche l’articolo di Pietro Verri “Sull’innesto del vajuolo” su “Il Caffè”, glorioso foglio dell’Illuminismo Lombardo, qualche anno prima, a Milano).
Luigi Sacco, nominato “Direttore Generale della Vaccinazione” nella Repubblica Cisalpina compie un grandioso esperimento di massa vaccinando in pochi anni un milione e mezzo di persone! Un numero incredibile rispetto alla sua possibilità di approvvigionamento del “vaccino”, derivante direttamente dal pus delle vacche infette dal vaiolo vaccino e che, trasmesso all’uomo, ne consente l’immunità verso il vaiolo umano.
Dalle pustole delle vacche deriva quindi la parola “vaccino” che oggi usiamo in tutto il mondo.
La prima vaccinazione raggiunge un successo storico per l’Umanità perché, di fatto, il virus del vaiolo è dichiarato eradicato dal mondo da parte dell’OMS nel 1980.
Cos’è un vaccino?
Il vaccino è un preparato biologico appartenente alla categoria dei farmaci che svolge attività preventiva (anche curativa) rispetto alle patologie che derivano da molti microrganismi (virus, batteri, protozoi). Sono farmaci – un bene prezioso per l’Umanità – che hanno salvato e salvano milioni di vite umane.
Nel corso di duecento anni, le tecnologie vaccinali si sono evolute utilizzando principalmente due strategie: microrganismi attenuati o inattivati e molecole con proprietà antigeniche (ossia capaci di stimolare il nostro sistema immunitario), soprattutto proteine prodotte dagli stessi microrganismi (e poi purificate) o proteine ricombinanti ottenute con metodiche di ingegneria genetica.
Negli ultimi anni la tecnologia genetica ha permesso una ulteriore evoluzione della strategia vaccinale, utilizzando gli acidi nucleici (RNA e DNA): la loro somministrazione induce la produzione di proteine antigeniche virali da parte delle nostre stesse cellule, attivando a più livelli il sistema immunitario, sia la componente “innata” sia quella “indotta”.
Perché i nuovi vaccini anti SARS-CoV-2 sono stati prodotti così velocemente?
Una volta clonata la sequenza genetica di un virus, le tecnologie di produzione sono attualmente molto evolute (soprattutto quelle che si basano su RNA). La gravità della pandemia ha garantito forti e immediati investimenti economici per la ricerca da parte delle grandi aziende farmaceutiche, oltre ad una riduzione dei tempi burocratici di accettazione dei nuovi vaccini. Questo non significa che i nuovi vaccini siano poco sicuri. Strategie vaccinali simili che utilizzano acidi nucleici sono già state approntate e collaudate contro altri virus, ma semplicemente non sono state sviluppate a livello globale.
Perché vaccinarsi?
È un atto doveroso per la nostra sopravvivenza personale ed è un gesto di responsabilità sociale, verso il prossimo. Dobbiamo pensare ai nostri famigliari, agli amici e ai colleghi: “Nessun uomo è un’isola”.