Intervista alla dott.ssa Maria Laura Lopes, fisiatra CDI
La crescita dell’aspettativa di vita media della popolazione porta con sé un conseguente aumento di quei problemi tipici dell’invecchiamento che, a differenza di un tempo, non si danno più per scontati, ma si chiede a gran voce che vengano risolti al fine di garantire sempre, anche in età avanzata, una buona qualità della vita.
È stato calcolato che una delle tre patologie perineali più frequenti – incontinenza urinaria, incontinenza fecale e prolasso pelvico – colpisce fino a un terzo della popolazione femminile adulta. Un’incidenza che aumenta progressivamente col progredire dell’età fino a raggiungere e superare il 40% delle donne over 65: in buona sostanza dai dati epidemiologici internazionali si stima che nel mondo le donne affette da una qualche patologia afferente il perineo siano oltre 400 milioni, di cui 4 milioni circa in Italia.
Nonostante l’alta incidenza, il problema – se si eccettua quello attinente alla gravidanza – è poco considerato, un po’ per la vergogna da parte dei pazienti (non dimentichiamoci che l’incontinenza è anche un problema maschile) un po’ per la mancanza di una vera e propria diagnosi eziologica nonostante le ripercussioni sulla vita sociale, lavorativa e personale.
In aiuto arriva il biofeedback, una tecnica riabilitativa perineale che porta ad una rieducazione del paziente senza particolari disturbi e controindicazioni se non essere portatori di pacemaker.
Che cos’è il biofeedback?
Il biofeedback elettromiografico è un sistema in grado di rilevare i segnali della contrazione muscolare e di evidenziare quanto accade durante la contrazione attraverso un segnale visivo (traccia, grafico, etc) tramesso in un monitor oppure attraverso segnali acustici (bip).
A cosa serve?
Questo facilita il paziente a imparare una attività motoria in quanto, avendo la possibilità di ricevere una informazione “in diretta” su come sta contraendo, permette una autoregolazione del gesto desiderato. E’ un sistema molto utile per imparare a contrarre muscoli che non sono facilmente visibili e di cui non abbiamo una facile percezione del movimento come il pavimento pelvico, ma anche per imparare a rilassare o a coordinare contrazioni di gruppi muscolari.
Come viene utilizzato il biofeedback?
Questo sistema può essere utilizzato nella riabilitazione di qualunque gruppo muscolare anche se il suo utilizzo è più diffuso nella riabilitazione del pavimento pelvico (perineo).
In particolare l’uso del BFB EMG nel pavimento pelvico può essere molto utile nei pazienti affetti da incontinenza urinaria per migliorare sia la capacità contrattile che la coordinazione, nel dolore pelvico per imparare a rilassare la muscolatura o, nella stipsi, per imparare a coordinare il gesto del ponzamento che se non gestito causa la defecazione ostruita (una delle cause di stipsi).
Nella riabilitazione del pavimento pelvico, il sistema di rilevazione della contrazione muscolare è un sistema applicato a sonde ad uso intra vaginale o anali, ma anche con elettrodi di superficie (tipo quelli usati negli elettrocardiogrammi) che si attaccano ai muscoli rilevabili quindi esternamente (addominali, glutei, adduttori, etc).
Tale sistema di rilevazione a livello perineale si utilizza in ugual modo in ambito diagnostico in quanto permette non solo di quantificare la contrazione muscolare, ma anche di rilevare disfunzioni dell’attività muscolare a volte non percettibili o poco percettibili con l’esame clinico nonché la valutazione dell’attività muscolare in differenti posture.
Infine permette di effettuare valutazioni in dinamica, ossia di valutare l’attività muscolare del pavimento pelvico durante movimenti del corpo come la deambulazione, il passaggio da seduto alla stazione eretta, etc grazie ad un sistema senza fili (blutooth) che invia i segnali dalla sonda al pc che il medico utilizza.
Una buona e completa diagnosi velocizza ed ottimizza il percorso riabilitativo.