Intervista alla dott.ssa Silvia Scaglioni, pediatra endocrinologa CDI
Le scelte alimentari sono condizionate dalla propensione per determinati cibi. Le preferenze, a loro volta, sono determinate da una combinazione di fattori genetici e ambientali. Il senso del gusto è un processo che inizia nell’utero. Il liquido amniotico come poi il latte materno cambiano sapore in relazione all’alimentazione della madre che quindi influenza il proprio figlio con le proprie scelte alimentari.
La preferenza per il gusto dolce è già sviluppata nel feto e il neonato è in grado di riconoscerne il sapore. Infatti quando il lattante assume sostanze dolci ha una reazione di piacere che esprime con il sorriso mentre soluzioni acide/amare provocano smorfie e chiusura delle labbra.
Come per il dolce vi è una preferenza per il salato e queste reazioni potrebbero essere conseguenza di un istinto primordiale che consente la difesa dalle sostanze velenose che sono in genere amare e la promozione dell’assunzione di alimenti ricchi di glucidi. Non tutti però proviamo le stesse sensazioni, esistono differenze individuali geneticamente determinate che interagiscono con esperienza che garantiscono una ampia gamma di preferenze di alimenti.
Dal punto di vista sensoriale il gusto degli alimenti si definisce attraverso tutti i sensi, a cominciare dall’olfatto e dalla vista: la percezione del colore e della forma del cibo consente di pregustarlo, di immaginarne consistenza e sapore prima ancora di portarlo alla bocca. Gli aromi percepiti dall’olfatto sommati al sapore definiscono il “flavour” che è la sensazione complessa che manca quando abbiamo il raffreddore e tutti gli alimenti sembrano insipidi. Questa mescolanza di elementi costruisce l’identità di ogni cibo e la base delle nostre preferenze.
Le preferenze per il gusto sono geneticamente determinate, ma vi è la dimostrazione che è possibile apprendere nuovi gusti mediante l’offerta ripetuta, non l’imposizione.
L’alimentazione complementare o svezzamento
Intorno ai 6 mesi, l’alimentazione complementare (svezzamento) deve essere considerato come un momento di sperimentazione ed apprendimento durante il quale il bambino è ricettivo agli stimoli del mondo che lo circonda, compreso quello di sapori, aromi e consistenza dei cibi. Le esperienze gustative delle prime fasi della vita sono determinanti per la definizione del gusto e delle preferenze alimentari, è importante quindi far assaggiare al bambino la più grande varietà di alimenti.
Per stimolare il gusto e predisporre il bambino all’accettazione di sapori diversi si consiglia di offrire accanto alla pappa una verdura di stagione. Una pappa a misura di bambino non prevede sale aggiunto e la scelta di alimenti a basso contenuto di sale per abituarlo a non esagerare con il sale. Il gusto per il sapore salato si sviluppa nel tempo ed è influenzato dal consumo di sale a cui si è sottoposti fin dall’età prenatale.
Le preferenze alimentari sono strettamente legate all’abitudine e il più importante determinante della preferenza per un determinato cibo è quanto questo sia familiare. I bambini amano ciò che conoscono e mangiano quello che amano.
L’offerta fino dalle prime pappe di un’ampia varietà di frutta e verdura e di una dieta varia è un valido strumento per contrastare la neofobia o diffidenza per i nuovi sapori che compare nel secondo anno di vita e che porterebbe il bambino a scegliere cibi insipidi e dolci.
Se compare un rifiuto per un tipo di frutta o verdura o altro alimento, è bene riproporlo (non imporlo) magari in altra forma o tipo di cottura e spesso ci vogliono almeno 10 prove a distanza di tempo per superare queste avversioni.
Nell’alimentazione del bambino per favorire un’alimentazione salutare e un buon rapporto con il cibo non ci sono tappe da seguire, ma è determinante comunicare il valore positivo e piacevole del cibo!
Favorire una dieta varia è garanzia di una dieta più salutare.