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Medicina di genere, Radiologia e donne Radiologo… punti di riflessione

Abbiamo chiesto alla dott.ssa Nicoletta Gandolfo, presidente della Commissione Donne Radiologo della SIRM e presidente eletta della SIRM per il biennio 2025-2026, un breve contributo sullo stato attuale della medicina di genere e sulle prospettive future della radiologia al femminile

La medicina, fin dalle sue origini, ha avuto un’impostazione androcentrica relegando gli interessi per la salute femminile ai soli aspetti specifici correlati alla riproduzione.

Uomini e donne, tuttavia, non sono uguali anche in medicina. Si ammalano in modo diverso, di malattie differenti, non hanno gli stessi sintomi e rispondono in modo dissimile alle terapie. Per molto tempo questa diversità non è stata riconosciuta dai ricercatori e dai medici, basando la medicina su un modello unico maschile.

Riconoscere e valorizzare le differenze di genere permette di fornire cure più appropriate a tutti, sia maschi che femmine.

L’erogazione di cure appropriate presuppone la “centralità del paziente” e la “personalizzazione delle terapie” considerando, nella valutazione delle patologie e nella loro gestione, oltre al sesso biologico anche parametri quali identità di genere, età, etnia, livello culturale, confessione religiosa, orientamento sessuale, condizioni sociali ed economiche.

Il mancato riconoscimento del ruolo delle donne nell’ambito sanitario è un freno al raggiungimento della piena copertura universale (obiettivo dichiarato dell’OMS) in quanto l’assenza o la forte carenza delle donne ai vertici delle varie istituzioni e organismi rappresentativi del mondo sanitario produce conseguentemente la loro assenza ai tavoli decisionali. A sua volta, tutto questo comporta una vera mancanza di presa in carico dei problemi del mondo sanitario femminile. Un’asimmetria, in definitiva, che influisce sulla programmazione e sull’organizzazione dei servizi sanitari, che oggi non riescono a rispondere in pieno ai bisogni della cittadinanza, in termini di cura, prevenzione e riabilitazione soprattutto delle patologie croniche.

I dati attuali sulla condizione delle donne lavoratrici nel nostro Paese sono sconfortanti, e si riproducono in ambito medico e, conseguentemente, anche in ambito radiologico. Infatti il gradiente tra il numero di donne radiologo e il numero di apicalità ricoperte, che segnala come sia soprattutto nel percorso di carriera che si palesino i maggiori ostacoli.

Sono più di 5.000 le donne radiologo rappresentate dalla SIRM che offrono un servizio al paziente di elevato livello professionale e un contributo di alta qualità alla comunità scientifica; tuttavia da un’indagine condotta dalla Commissione Donne Radiologo SIRM nel 2022 il 70% delle radiologhe dichiara che  ha dovuto interrompere la propria attività lavorativa per motivi diversi, ma in larga parte (oltre 62%), ha sospeso per gravidanza, allattamento o entrambe.

Una priorità sarà certamente inserire nella ricerca clinica e pre-clinica modelli innovativi che tengano conto delle differenze di genere (che siano biologiche, sociali o di qualsiasi altra natura) ma non è di certo sufficiente per cambiare dinamiche profondamente radicate. Nonostante il nostro Paese e la comunità internazionale si stiano muovendo nella giusta direzione per costruire una sanità globale sempre più equa, la strada da percorrere è ancora lunga e non priva di ostacoli.

Primo tra questi, la mancanza di diffusione della cultura di genere….

La SIRM sta provando proprio a fare anche questo …!

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