L’utilizzo inappropriato degli antibiotici può portare allo sviluppo di resistenze batteriche con conseguente diminuzione o addirittura perdita di efficacia degli stessi. Intervista alla dott.ssa Elena Piacentini, pediatra CDI
Gli antibiotici sono farmaci essenziali per il trattamento delle infezioni di origine batterica. In età pediatrica, sono tra quelli più utilizzati soprattutto per le infezioni comuni delle vie respiratorie come mal di gola, raffreddore, otite e bronchite. Tuttavia la maggior parte di queste patologie è quasi sempre causata da virus, sui quali gli antibiotici non hanno alcun effetto e che, generalmente, guariscono spontaneamente entro pochi giorni.
Quando l’antibiotico è inefficace
L’uso degli antibiotici è inefficace per le malattie virali e, secondo le linee guida, in assenza di sintomi che orientino per un’eziologia batterica e nei casi che lo consentono, come ad esempio per le otiti, è bene fare quella che comunemente viene chiamata una “vigile attesa” di 2-3 giorni prima di iniziare un’eventuale terapia antibiotica.
Utilizzo inappropriato: quali sono i rischi
L’età di massimo consumo di antibiotici è tra i 2 e i 5 anni, età corrispondente alla frequentazione della scuola materna.
Per la maggior parte delle patologie ambulatoriali, l’Amoxicillina, che appartiene alla classe delle penicilline, risulta essere l’antibiotico di prima scelta come suggerito dalle linee guida attuali. Tra quelli più prescritti ci sono le penicilline potenziate, come l’Amoxicillina-Clavulanato, le cefalosporine e i macrolidi, tutti considerati antibiotici di seconda scelta per il trattamento delle infezioni pediatriche più comuni.
L’utilizzo inappropriato degli antibiotici può portare allo sviluppo di resistenze batteriche con conseguente diminuzione o addirittura perdita di efficacia degli stessi. L’età pediatrica è senz’altro la più predisposta ad un uso eccessivo di antibiotici perché spesso è difficile per il pediatra nel suo ambulatorio riconoscere la natura batterica o virale dell’infezione e i sintomi sono frequentemente aspecifici.
L’ideale infatti è conoscere la natura che causa l’infezione e questo è possibile per alcune patologie come ad esempio l’infezione faringea da streptococco beta emolitico di gruppo A che si può identificare mediante test rapidi facilmente eseguibili attraverso un tampone faringeo in sede ambulatoriale.
E’ importante ricordare che tra i fattori che concorrono all’uso eccessivo e non appropriato di antibiotici un ruolo importante è quello psicologico ovvero lo stato ansioso dei genitori che sperano di risolvere nel minor tempo possibile i sintomi del bambino.
Gli effetti collaterali di una terapia antibiotica errata
La terapia antibiotica comporta come effetto indesiderato un’alterazione del microbiota intestinale con conseguente alterazione delle feci e la comparsa di alvo diarroico. Tra gli effetti collaterali più gravi e fortunatamente più rari troviamo le allergie con possibili manifestazioni cutanee fino, nei casi più gravi, allo shock anafilattico.
E’ importante sottolineare che la terapia antibiotica va sempre prescritta dal medico dopo aver visitato il bambino e seguire in modo corretto le indicazioni su quantità, durata e intervallo tra le dosi. Diversamente può esserne compromesso il risultato e conseguentemente la mancata guarigione.
Proseguire per tutta la durata per debellare i batteri
Per questo è necessaria la compliance della famiglia in quanto spesso è difficile far assumere un farmaco al bambino che ne rifiuta il gusto. Bisogna inoltre proseguire la terapia per tutta la durata indicata dal Curante anche se i sintomi sono passati perché si corre il rischio che alcuni batteri sopravvivano e quando ciò accade possono esserci le ricadute, rendendo necessario un nuovo ciclo di antibiotici. In questi casi, il farmaco si trova a combattere patogeni già ben allenati alla lotta e resistenti, che nel frattempo si sono anche moltiplicati. È evidente come tutto questo abbia conseguenze sia sulla salute del piccolo, sia sul problema globale della proliferazione di superbatteri e sulla resistenza alla terapia.