Intervista al dott. Luca Malinverni, fisioterapista CDI
La lombalgia non è una malattia ma una manifestazione sintomatica di diverse patologie, aventi in comune la localizzazione del dolore in regione lombare. È un disturbo estremamente frequente in età adulta, con massima incidenza in soggetti di 40-50 anni di entrambi i sessi. Circa l’80% della popolazione ne è colpito almeno una volta durante la vita.
Può presentarsi in forma acuta, subacuta e cronica, con diversi gradi di disabilità.
È tra le più frequenti cause di assenza dal lavoro ed ha perciò un’elevata incidenza socio-economica.
Le tipologie di lombalgia
La lombalgia è distinta in due grandi gruppi, a seconda che derivi o meno dai segmenti ossei sovrapposti (le vertebre) che costituiscono i mattoncini della nostra colonna vertebrale:
- di origine vertebrale
- di origine extravertebrale
Appartengono al primo gruppo le forme derivanti da patologie congenite, tra cui:
- sacralizzazione dell’ultima vertebra lombare, la quinta, che in questo caso risulta fusa con la prima vertebra sacrale
- spondilolisi, ovvero la mancata fusione di parte dell’arco posteriore di una vertebra
- sinostosi, deformità congenita dovuta alla fusione di due o più vertebre;
e le forme, molto più frequenti, da patologie acquisite:
- processi degenerativi, tra cui discopatie, stenosi del canale vertebrale, spondilolisi degenerativa e spondilolistesi
- malattie reumatiche
- infezioni
- neoplasie
- traumi
- turbe metaboliche e del turnover osseo (osteoporosi)
L’inattività
Che sia sul divano o alla scrivania, trascorriamo seduti in media circa 9,3 ore al giorno (senza contare il tempo passato a dormire). In pratica, rimaniamo inattivi per 36 anni della nostra vita, una condizione che non si addice al nostro corpo di cacciatori-raccoglitori, e che con molta probabilità è correlato all’aumento dei processi degenerativi del nostro rachide.
Clinicamente si osserva come l’inattività causata dal nostro stile di vita modifichi anche in maniera importante la nostra postura, andando ad alterare degli equilibri di forze che alla lunga portano a un carico articolare alterato e quindi ad usura.
Per postura possiamo intendere la posizione del corpo nello spazio e la relazione spaziale tra i segmenti scheletrici, il cui fine è il mantenimento dell’equilibrio, sia in condizioni statiche che in condizioni dinamiche; concorrono alla sua alterazione vari fattori, tra i quali anche vi è lo stress.
Esiste una postura ideale?
Si, esistono dei parametri di osservazione di riferimento, sia statici che dinamici, che ci permettono di fare un confronto tra il riferimento e il paziente, andando a individuare gli aspetti posturali sui quali si può agire.
Una postura sempre più vicina al riferimento clinicamente si correla con una diminuzione della disabilità del paziente correlata al dolore.
Come si può modificare la postura?
Ci sono svariate metodiche che si occupano di riabilitazione posturale, tra queste la metodica sviluppata dalle osservazioni di Francoise Mézières.
In cosa consiste?
La metodica Mézières individua nel conflitto meccanico articolare la causa dell’insorgenza del sintomo. Il conflitto meccanico è a sua volta causato dal progressivo accorciamento asimmetrico dei muscoli agenti sull’articolazione secondo linee di forza vettoriali dominanti.
L’accorciamento del muscolo riguarda inizialmente la porzione contrattile con aumento del tono basale (aumento del tono per esempio correlato ad attività stressanti). Quando il tempo di contrazione basale aumentato permane per molto tempo, l’accorciamento interesserà anche la componente connettivale della fibra, dando luogo ad accorciamenti mio-fasciali residui.
L’interessamento di entrambe le componenti produce l’aumento della forza resistente del muscolo e quindi l’effetto netto risulta essere un disequilibrio posturale che produce un alterato carico articolare e quindi una precoce usura di dischi intervertebrali e articolazioni zigapofisarie.
L’obiettivo finale della metodica?
L’obiettivo della metodica Mézières è quello di agire sul sintomo attraverso il ripristino della corretta lunghezza muscolare, utilizzando tecniche volte sia ad abbassare il tono basale dei muscoli sia ad allungare la componente connettivale che circonda il muscolo (la fascia).
L’azione terapeutica è sia analitica su singoli muscoli che sistemica, andando ad agire sulle catene cinetiche muscolari attraverso specifiche posture terapeutiche, selezionate in base alla struttura target, con l’ausilio della respirazione per allungare in maniera attiva determinati muscoli e regolare il tono basale degli stessi.
In sintesi, il metodo Mézieres è una tecnica di riabilitazione attiva costituita da trattamenti individuali differenziati in funzione delle specifiche esigenze terapeutiche e dalle caratteristiche soggettive del paziente che, uniti a trattamenti manuali, ha l’obiettivo di ripristinare la corretta lunghezza delle catene cinetiche muscolo-fasciali retratte, determinando una modificazione morfologica del corpo che, nel corso delle sedute fisioterapiche, dovrà avvicinarsi sempre di più al nostro modello ideale!
Qual è il campo di applicazione della Metodica Mezieres?
Il campo di azione della metodica è quello delle patologie ortopediche del rachide, tra le quali la scoliosi, la compressione dei dischi intervertebrali che provoca discopatie fino all’erniazione del nucleo polposo con relative radicolopatie, iperlordosi e ipercifosi, spondiloartrosi e mialgie, e in generale tutte le rachialgie, non solo le lombalgie!