Un nuovo documento Inail indaga sui rapporti tra lavoro notturno e salute riproduttiva, sottolineando la necessità di una specifica valutazione dei rischi e la centralità del ruolo del medico competente.
Il Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale di Inail ha pubblicato un nuovo documento in cui vengono esaminati gli effetti del lavoro notturno sulla salute riproduttiva. Partendo dalla constatazione che, come indicano diversi studi in letteratura, lavorare in modo continuativo nel periodo notturno si accompagna ad una “desincronizzazione” dei ritmi biologici, sociali e familiari che può aumentare l’insorgenza di problemi di salute, il documento descrive nello specifico i risultati dello stato attuale della ricerca: “[…] gli studi sulla popolazione femminile hanno evidenziato l’insorgere di alterazioni mestruali, tanto più evidenti quanto più consistente è l’anzianità lavorativa. Queste alterazioni hanno mostrato, in studi specifici, anche indici di rischio maggiori per un aumentato tempo di attesa nel concepimento, menopausa anticipata e insorgenza della sindrome dell’ovaio policistico. Le indagini sulla popolazione maschile sembrano presentare esiti meno univoci. Alcune indagini identificano nella ridotta qualità del sonno notturno, in particolare in un tempo di sonno notturno inferiore alle 6 ore, un fattore di possibile rischio per la riduzione della qualità del liquido seminale […]”.
Per quanti riguarda la valutazione dei rischi, il documento afferma che “[…] gli elementi principali da tenere in considerazione […] sono: genere, età, lunghezza frequenza e regolarità del turno, direzione della rotazione, numero di notti consecutive, orario di inizio e fine turno, modalità di inserimento dei giorni di riposo, presenza di turni nel weekend, orario prolungato”. Le misure di prevenzione suggerite, in caso di necessità di ricorso la lavoro notturno, riguardano interventi compensativi quali: “[…] la riduzione delle ore di lavoro notturno; l’incremento del numero dei riposi compensativi; la possibilità di passaggio al lavoro diurno ad intervalli periodici o in modo stabile dopo un determinato numero di anni; garantire un adeguato training per i lavoratori; messa a disposizione di appositi spazi/stanze tali da consentire il godimento di brevi pisolini in rapporto al tipo di lavoro”.
Il documento Inail sottolinea inoltre la centralità del ruolo del medico competente, “[…] che dovrà valutare lo stato di salute del lavoratore, accertando l’idoneità alla mansione specifica che prevede lavoro notturno, conducendo visite preventive, visite periodiche almeno ogni 2 anni e visite in caso di condizioni di salute incompatibili con lo svolgimento del lavoro notturno. Il medico competente sarà chiamato a porre attenzione a quelle condizioni cliniche che potrebbero rappresentare rischi aggiuntivi per il benessere dei lavoratori e delle lavoratrici, tenendo in considerazione anche l’assetto endocrino”.
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