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La terapia nelle infezioni alle vie urinarie in età pediatrica

Come trattare le infezioni alle vie urinarie nel bambino? Ce lo racconta il dott. Alberto Edefonti, urologo pediatra CDI Junior

Le Infezioni delle vie urinarie (IVU) del bambino costituiscono una parte non trascurabile dell’attività del Pediatra di famiglia e dello specialista Nefrologo pediatra.
Quelle meno frequenti, ma più gravi, sono le “infezioni alte”, febbrili, che coinvolgono i reni e sono definite come “pielonefriti”.

Una volta fatta diagnosi di IVU febbrile, il problema è scegliere il trattamento più adeguato.

È essenziale che il Pediatra di famiglia o lo specialista Nefrologo pediatra valutino innanzitutto se sono presenti dei segni clinici che rendano necessaria l’ospedalizzazione del bambino (segni di sepsi, shock, vomito e nausea, che rendono impraticabile la terapia antibiotica orale)  oppure se sia possibile la cura domiciliare, tenendo presente che, statisticamente, nella maggioranza dei casi è possibile curare il bambino con IVU febbrile a casa.

L’antibiotico come terapia di scelta, ma solo con una diagnosi precisa e univoca

La terapia di scelta è rappresentata ovviamente dagli antibiotici, la cui scelta diventa fondamentale per il buon esito del trattamento. Va comunque osservato che, non raramente, vengono inutilmente somministrati ai bambini antibiotici per il solo sospetto di IVU febbrile, senza che sia stata posta in realtà una diagnosi precisa ed univoca, sulla base dei criteri esposti nella parte relativa alla diagnosi di IVU.

Peraltro, come dato positivo, recenti studi hanno dimostrato che la precocità dell’antibiotico-terapia, almeno nei limiti dei 3-5 giorni dall’inizio della febbre, non è indispensabile per evitare la comparsa di un danno renale permanente e che risultati di efficacia paragonabili alla via intramuscolare o endovenosa sono ottenibili con la terapia antibiotica per bocca.

Ciò consente di avere tutto il tempo necessario per formulare una corretta diagnosi di IVU e di prescrivere poi, in attesa del risultato dell’urinocoltura, su base empirica, antibiotici per via orale, di più semplice somministrazione nel bambino rispetto a quelli intramuscolari o endovenosi, che devono essere riservati ai bambini ospedalizzati.

La scelta cade nella maggior parte dei casi sull’amoxilcillina-clavulanato o su cefalosporine orali, in relazione alla loro dimostrata efficacia nei confronti dell’Escherichia Coli, responsabile della maggioranza delle IVU febbrili non complicate.

Gli accertamenti dopo la diagnosi di IVU

La presa in carico del piccolo paziente con IVU non si esaurisce con la somministrazione della terapia. Nel caso delle cistiti, più frequenti nelle femmine rispetto ai maschi, soprattutto nei primi anni di vita, gli accertamenti diventano necessari se si presentano recidive di IVU.
Nel caso di IVU febbrili, esse possono rappresentare il primo campanello di allarme di malformazioni dell’apparato urinario o di disturbi dello svuotamento vescicale. Infatti, il 25% dei bambini con una prima IVU febbrile ha un reflusso vescico-ureterale (RVU) associato, nel 2.5% dei casi di alto grado.

Sono quindi sempre necessari in questi ultimi casi, esami strumentali, da prescrivere “con scienza e prudenza”.

  • L’ecografia dell’apparato urinario rappresenta il primo esame da eseguire, in quanto identifica eventuali malformazioni congenite dei reni e dell’apparato urinario e può anche porre il sospetto di disturbi dello svuotamento vescicale, la cui presenza costituisce motivo di riferimento del bambino allo specialista Nefrologo pediatra e, quando da questi indicato, all’Urologo pediatra. La visita specialistica è giustificata dal maggior rischio, proprio di questi pazienti, di presentare un danno renale permanente, che può anche portare in tempi medio-lunghi alla dialisi e trapianto renale.
    Va sempre ricordato che l’ecografia è un esame operatore-dipendente, ovvero il risultato dell’esame dipende dalla qualità dell’apparecchiatura utilizzata e soprattutto dall’esperienza dell’ecografista.
  • Altre indagini più “invasive”, come la cistografia minzionale, o la scintigrafia renale, trovano indicazione solo in particolari condizioni ed esclusivamente su prescrizione dello specialista. Ne deriva l’opportunità di consultare sin dall’inizio figure specialistiche competenti ed aggiornate, al fine di evitare esami inutili, oltre che invasivi.

Il follow up

Infine, recenti studi hanno modificato l’atteggiamento della medicina riguardo al follow up necessario dopo la diagnosi e il trattamento di una IVU febbrile. La direzione va attualmente verso una minore invasività diagnostica (meno urinocolture di controllo, da eseguirsi solo in presenza di sintomi sospetti di IVU) e terapeutica, sia medica (meno casi da porre in profilassi antibiotica), che, soprattutto, chirurgica (meno interventi per reflusso vescico-ureterale).

Di questi avanzamenti devono poter beneficiare oggi tutti i bambini che presentano IVU: la loro applicazione è garantita dal consulto con un esperto Nefrologo pediatra, che si avvarrà, ove necessario, della collaborazione dello specialista di imaging e dell’urologo pediatra.

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