Intervista al prof. Roberto Tramarin, cardiologo CDI
La stenosi aortica (SAo) è, nei paesi occidentali, la malattia valvolare cardiaca più frequente. Si tratta di una malattia di tipo degenerativo, vale a dire dovuta al processo di usura cui sono sottoposte le valvole cardiache e, di conseguenza, è una malattia delle fasce di età più avanzate, correlata all’età.
Sappiamo che le malattie degenerative delle valvole interessano >25% delle persone di età >65 anni (vale a dire un anziano su quattro):
La maggior parte di queste persone presenta solo un modesto aumento dello spessore della valvola aortica che non compromette significativamente la funzione della valvola: questa condizione si chiama aorto-sclerosi.
Ma un 5% di queste persone, vale a dire 1 persona su 10 di età >75 anni, presenta una SAo con una significativa ostruzione al passaggio di sangue pompato in uscita dal cuore.
Cos’è la SAo?
E’ la condizione nella quale la valvola Aortica, la principale valvola attraverso la quale il sangue viene pompato dal cuore verso tutti i distretti del corpo (cervello, muscoli, reni, fegato, intestino, ecc.) diventa abnormemente ristretta.
Dovete immaginare la valvola aortica, come una specie di porta che si apre e si chiude ad ogni contrazione del nostro cuore: ebbene occorre ricordare che questa valvola si apre e si chiude in media 70 volte ogni minuto della nostra vita, anzi dalla 6a settimana di gestazione, quando siamo alti circa 5 mm: questa valvola, attraverso la quale il cuore pompa qualcosa come 8.600 Litri di sangue ogni giorno, si apre e si chiude, in una persona che ha raggiunto i 65 anni di età almeno 2 miliardi e mezzo di volte…
Nessuno scienziato, nessun ente di ricerca ingegneristica automobilistica o aero-spaziale spaziale è mai riuscito a realizzare una struttura con caratteristiche di fisiche e meccaniche paragonabile alla valvola aortica che tuttavia, proprio per questo enorme, ininterrotto lavoro che svolge, è soggetta a inevitabili processi di usura.
La SAo è quindi causata dal logorio, dall’usura e dal progressivo depositarsi di calcio che indurisce e restringe progressivamente la valvola impedendo un movimento di apertura adeguato.
I sintomi
Nel momento in cui la valvola si restringe, il cuore deve pompare più energicamente per spingere in sangue verso i vari organi del nostro corpo: questo per molto tempo può avvenire senza alcun sintomo (il nostro cuore ha delle “riserve” funzionali incredibili) ma ad un certo punto iniziano a presentarsi alcuni disturbi quali:
- stanchezza
- debolezza
- faticabilità
- dolore toracico
- sensazioni di vertigine
- testa vuota
- svenimenti durante attività fisica
- gonfiore alle caviglie o ai piedi
- disturbi del ritmo cardiaco
- mancanza di respiro nel camminare o fare le scale
Purtroppo, si tratta di disturbi che, il più delle volte, vengo attribuiti genericamente alla vecchiaia, al passare degli anni, cosa che dà origine ad una loro sostanziale sottovalutazione e alla frequente mancata diagnosi di una malattia che invece è pericolosa….
I soggetti che hanno sviluppato una SAo vanno incontro ad un progressivo deterioramento della loro qualità di vita, che rende alcune attività quotidiane, come il salire le scale o anche solo il camminare, progressivamente più difficoltose.
In presenza di questi disturbi è importante sentire il Cardiologo che, fortunatamente con pochissime valutazioni, è in grado di diagnosticare la presenza di una SAo.
La SAo produce infatti un preciso reperto acustico, un soffio molto tipico che il Cardiologo è in grado di individuare già solo auscultando il cuore con lo stetoscopio. Ma è soprattutto una valutazione del tutto non-invasiva con EcoDoppler che consente di avere una diagnosi di certezza di SAo e di valutarne la severità.
Perché è importante una diagnosi precoce?
Se non rilevata precocemente (occorre tener conto che 1 paziente su 4 può non avere alcun sintomo) la SAo porta ad un progressivo sovraffaticamento del cuore e causa un aumento dello spessore delle sue pareti che, da una parte, ne riduce la contrattilità, dall’altra ne aumenta la rigidità: in assenza di cure adeguate queste alterazioni della funzione possano portare alla insufficienza cardiaca e alla morte, talvolta improvvisa.
Come trattare la SAo?
I farmaci e l’adozione di alcune accortezze nello stile di vita possono ridurre i disturbi provocati dalla SAo, migliorare la qualità della vita e rallentare il processo di progressivo restringimento della valvola. Ma nessuno di questi approcci è in grado di invertire l’evoluzione della malattia.
Solo la riparazione o la sostituzione della valvola possono eliminare la SAo.
In assenza di una procedura il 50% dei pazienti con SAo severa non sopravvive più di 2 anni dal primo manifestarsi dei sintomi.
La terapia richiede tipicamente la sostituzione della valvola malata attraverso un intervento cardiochirurgico con una valvola artificiale meccanica o con una valvola biologica: con l’intervento si ottiene il miglioramento o la regressione completa dei sintomi e un aumento della sopravvivenza.
Purtroppo, l’intervento CCH convenzionale (a cuore aperto) trova controindicazioni nei soggetti più anziani, più fragili, a maggior rischio di complicanze chirurgiche. Fortunatamente i progressi in Cardiologia consentono oggi di dare maggiori speranze anche a quei pazienti che non potevano fino a poco tempo fa tollerare approcci chirurgici invasivi.
La Tavi, la procedura mininvasiva
Si tratta di una procedura che consente di sostituire la valvola attraverso un catetere che viene inserito in una arteria a livello dell’inguine. Il catetere porta la nuova valvola artificiale “impacchettata” fino al cuore e, una volta posizionata all’interno della valvola malata, viene aperta andandone a sostituire la funzione.
E’ una procedura minimamente invasiva che comporta un rischio di gran lunga inferiore rispetto ad un vero e proprio intervento cardiochirurgico a cuore aperto, e può essere eseguita anche in pazienti molto anziani, fragili e con altre delicate patologie tipiche dell’età avanzata.
La sostituzione valvolare aortica è quindi il trattamento di scelta per la maggior parte dei pazienti con SAo severa, che oggi può e deve essere trattata, senza che l’età avanzata possa di per sé rappresentare un impedimento alla sostituzione della valvola.