Intervista al dott. Emanuele Scapaticci, urologo CDI
I pareri medici sulla pratica dell’attività ciclistica per chi soffre di problemi alla prostata non sono univoci e il rapporto bicicletta-prostata è oggi messo in discussione.
Problemi alla prostata e bicicletta: quali sono i rischi?
Le complicanze da bici, più che a livello prostatico, si ripercuotono sulla zona perineale,dove possono presentarsi due tipi di patologie: quelle cutanee legate allo sfregamento, e quelle compressive, che interessano le strutture profonde di questa zona.
La compressione cronica di queste strutture, per anni e per ore consecutive, può causare disturbi a carico dei genitali. La prostata, per la sua sede anatomica, risente di una pressione esercitata sul perineo; gli studi dimostrano come tale attività renda possibile l’instaurarsi di un ipertono muscolare liscio e di un processo flogistico cronico del parenchima prostatico a causa dell’ischemia cronica causata da una compressione prolungata della ghiandola.
A livello professionistico non si hanno riscontri di un aumento di incidenza di patologie prostatiche nei ciclisti; ciò però è legato alla giovane età, all’allenamento corretto sotto stretto controllo medico, all’assenza di sovrappeso e all’impiego di mezzi adeguati come selle con particolare design.
Nei ciclisti amatoriali, invece, il sovrappeso, l’uso di sellini inappropriati e l’età rappresentano fattori di rischio per l’insorgenza di sintomi prostatitici o di nevralgia pudendale.
Qual è la sintomatologia a cui prestare attenzione?
Vanno presi in considerazione i segni temporanei come l’addormentamento o la dolenzia dei genitali e i formicolii in questa sede. Per questi disturbi, la soluzione è scendere dalla bicicletta e smettere di pedalare per qualche minuto.
Nel caso invece di comparsa di disuria o di un’esacerbazione di una sintomatologia disurica già nota è bene evitare pedalate senza però appendere le due ruote al chiodo. Sarà lo specialista a consigliarvi sui tempi di ripresa.
Come limitare le problematiche?
Sedersi correttamente può aiutare a limitare i danni. Vanno poggiate sulla seduta le due tuberosità ischiatiche, ovvero le due protuberanze ossee del bacino che si possono sentire a livello dei glutei. La zona perineale deve solo toccare la sella, ma su di essa non deve poggiarsi tutti il peso.
Come deve essere la sella?
Il sellino ideale non esiste: provare la sella prima di acquistarla è l’unico metodo che può guidare alla scelta più idonea alla propria conformazione. Una sella deve risultare subito confortevole, non morbida però; la morbidezza aumenta la compressione per mantenere l’equilibrio del corpo. Eventuali problemi si evidenziano, quasi sempre, dopo almeno un’ora di pedalata. La sella deve essere rigida, indeformabile, dura, e la sua forma e le sue dimensioni devono adattarsi alla conformazione personale. Esistono numerose selle ideate per chi ha problemi di prostata, anche costruite personalmente, dopo la misurazione della larghezza ischiatica attraverso la rilevazione dell’impronta ischiatica.
Detto questo buona pedalata, da alternare magari anche a una sana passeggiata o nuotata.