13 sedi CDI hanno rinnovato l’accreditamento della Joint Commission International, esteso quest’anno anche ad altre tre new entry: CDI Corsico, Dental&Face, il laboratorio di genetica.
Intervista al dott. Giulio Fosci, responsabile Qualità CDI
Negli ultimi due anni tutte le organizzazioni sanitarie hanno dovuto affrontare sfide complesse e inattese che hanno messo a forte rischio la sicurezza e la qualità delle cure erogate. Nello stesso periodo di tempo nelle strutture CDI sono stati registrati circa due milioni di accessi da parte dei nostri pazienti, senza contare gli accompagnatori e i visitatori.
In un contesto complesso come quello pandemico, una mole così ingente di attività sottintende un costante rischio che qualcosa possa andare storto. Tuttavia, sin dal primo giorno, tutti i giorni, lo staff del Centro Diagnostico Italiano si è posto come obiettivo la minimizzazione di tali rischi e il mantenimento della qualità a salvaguardia delle cure erogate.
Tutto questo è stato possibile anche perché da ormai 15 anni CDI adotta un modello di qualità e sicurezza, proposto da Joint Commission International, che ha contribuito ad accrescere la nostra cultura in termini di tutela e protezione del paziente. L’adozione di un modello così pervasivo è un viaggio di sola andata che ogni volta ti costringe a porre l’asticella un po’ più in alto. Ed è per questo che tutti i nostri nuovi colleghi vengono investiti da questa eredità, una sfida, un traguardo da raggiungere non più legato alla volontà di una singola persona o di un gruppo di persone, ma insito nei processi, un vero e proprio asset immateriale strategico della nostra organizzazione.
Sappiamo come la soddisfazione dei pazienti sia fortemente correlata alla qualità del servizio usufruito in termini di puntualità, cordialità e comfort. Esistono però tantissimi altri elementi fondamentali che compongono una prestazione sanitaria e che ne determinano la qualità e la sicurezza, parametri “invisibili ai più”, che spesso sfuggono alla percezione del paziente stesso. CDI, da sempre, investe in entrambi gli ambiti in egual modo.
Le modalità di sterilizzazione di un ferro chirurgico o la verifica costante delle competenze del nostro personale sanitario, ad esempio, sono solo due di quegli aspetti che il paziente difficilmente può valutare durante il suo percorso di cura, ma che invece sono essenziali. Gli standard Joint Commission International hanno oltre 700 elementi misurabili, simili ai due appena citati, che in questi 15 anni ci hanno fatto da guida, aiutandoci a generare maggiore soddisfazione nei nostri pazienti e al contempo fornendoci gli strumenti necessari per intercettare, ridurre e gestire anche gli episodi di insoddisfazione.
Uno dei nostri principali obiettivi è quello di sensibilizzare i pazienti sul tema della qualità e della sicurezza, rendendoli più consapevoli e capaci di cogliere (e riferire) eventuali problemi durante il percorso di cura. Questo in assoluto sarebbe lo strumento più efficace per garantire la sicurezza: instillare infatti una nuova aspettativa nei pazienti costringe le aziende sanitarie ad andare incontro a quella aspettativa.
In Italia ci sono solo 24 strutture accreditate Joint Commission International. CDI fa parte di questo gruppo di eccellenze dal lontano 2006 e da allora ha sempre visto rinnovarsi triennalmente l’accreditamento. Infatti, l’adozione del modello proposto da JCI, pur trattandosi di un accreditamento non obbligatorio, prevede un iter di riconoscimento e certificazione particolarmente oneroso. Ogni tre anni le strutture accreditate vengono sottoposte ad ispezione, al fine di verificare il mantenimento della conformità agli standard e l’adozione di eventuali nuovi requisiti emessi da JCI durante il triennio.
Lo scorso ottobre si è tenuta la quinta sessione di rinnovo dell’accreditamento, della durata di sei giorni, durante la quale due ispettori JCI hanno sottoposto la nostra organizzazione ad una ispezione molto accurata. Quest’anno, a causa della pandemia, il tutto si è svolto da remoto mediante l’ausilio di evoluti sistemi di teleconferenza attraverso i quali è stato comunque possibile indagare e controllare tutti i locali di tutte le sedi CDI interessate.
Quello di cui siamo più soddisfatti non è tanto l’aver ottenuto nuovamente accreditamento, perché per noi questo ormai è diventato un dovere – verso i pazienti e verso noi stessi – ma aver compreso ancora una volta che c’è sempre margine per migliorare e porsi obiettivi sempre più sfidanti. Nei prossimi tre anni attueremo tutte le indicazioni che ci sono giunte da JCI e cercheremo di farle apprezzare a tutti i nostri pazienti con l’auspicio che loro possano contribuire a questo processo di miglioramento.