Intervista alla dott.ssa Francesca De Filippi, epatologa CDI
In Italia si stima che ci siano tra 600 mila e 1,2 milioni persone con infezione da virus dell’epatite C (HCV), un record di casi sommersi in quanto patologia asintomatica, pertanto in molti non sanno di esserne affetti.
Questi numeri ci vedono ancora lontani dall’obiettivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di eradicazione dell’Epatite C entro il 2030.
Fino a pochi anni fa, l’epatite C era una malattia difficilmente curabile che negli stadi più avanzati può portare anche a patologie gravi come la cirrosi epatica o il tumore del fegato. Dal 2015 al 2022 però, grazie alla disponibilità di farmaci antivirali, sono migliaia i pazienti guariti definitivamente da questa tipologia di epatite.
Le cure efficaci e sicure
L’infezione se non viene fermata con i trattamenti che oggi abbiamo a disposizione, efficaci in poche settimane e sicuri, può progredire compromettendo la funzionalità epatica. I progressi nella cura dell’epatite C, insieme ai programmi di screening per la diagnosi precoce, contribuiranno a raggiungere, entro il 2030, l’obiettivo dell’OMS di eliminare questa infezione a livello mondiale. In linea con questo obiettivo, a livello nazionale sono stati stanziati oltre 70 milioni di euro per effettuare gli screening HCV dedicati a 3 specifiche popolazioni (afferenti ai Ser-D – servizi per persone con dipendenza o abuso di sostanze), carcerati e persone nate tra il 1969 e il 1989). Le regioni italiane hanno adottato programmi e campagne differenti con vari livelli di efficacia.
Gli studi in Regione Lombardia
La regione Lombardia ha avviato uno studio sull’HCV nella popolazione generale nata tra il ’69 e l’89. Tra giugno 2022 e dicembre 2022, a tutti i soggetti nati tra il 1969 e il 1989 e ospedalizzati o che accedevano ai centri di raccolta sangue ambulatoriali in Lombardia sono stati offerti gratuitamente i test anti-HCV e HCV-RNA.
Allo studio hanno partecipato 120.193 individui che sono stati sottoposti a screening dell’HCV in 76 centri in Lombardia: il test anti-HCV è risultato positivo in 604 (0,50%) soggetti: età media 47 (±5) anni, 51,1% donne. L’HCV-RNA era rilevabile in 125 su 441 (28,3%) soggetti anti-HCV positivi con HCV-RNA disponibile. Complessivamente, la prevalenza dell’infezione attiva da HCV nella popolazione generale era dello 0,10%, variando a seconda dei gruppi di età (p=0,001) e risultando più alta negli anziani.
(R. D’Ambrosio et al., A territory-wide opportunistic, hospital-based HCV screening in the general population from Northern Italy. The 1969-1989 birth-cohort. EASL 2023)
E’ importante continuare a sensibilizzare la popolazione generale e informare sulle campagne di screening da considerare come un investimento e non come un costo sanitario, dal momento che la sua attuazione comporterebbe una sensibile riduzione dei costi sanitari legati alle conseguenze di malattie HCV correlate non trattate (cirrosi, epatocarcinoma e trapianto di fegato).