In Italia, negli ultimi decenni, si è assistito a un profondo mutamento dell’epidemiologia delle epatiti virali, per il contribuito di diversi determinanti. In particolare: le migliorate condizioni igieniche e socio-economiche; una maggiore consapevolezza del rischio di trasmissione, anche grazie alle campagne informative e l’introduzione di importanti misure di prevenzione quali lo screening dei donatori di sangue e durante la gravidanza, la profilassi nei nati da madri HBsAg positiva, la vaccinazione contro l'epatite B che è diventata obbligatoria in Italia dal 1991 per tutti i nuovi nati e per gli adolescenti a 12 anni e per i conviventi di persone infette.
Importante è il contributo dato dai nuovi farmaci per l'epatite C che sono efficaci nella maggior parte dei pazienti.
L'Istituto Superiore di Sanità (ISS), attraverso il Seieva (Sistema epidemiologico integrato dell’epatite virale acuta), ha documentato l’evoluzione dello scenario epidemiologico. In particolare, negli ultimi anni si è assistito a un calo progressivo dell’incidenza dell’epatite A e, ancor di più, delle epatiti B, C e Delta.
Si sta invece configurando come malattia emergente, l’infezione da epatite E, per la quale si registra un aumento del numero di casi autoctoni (non legati a viaggi in aree endemiche).
EPATITE A
- Vaccino: Si
- Trattamento: sì
- Cura: Ricovero
Cos’è
L'epatite A è un'infiammazione del fegato causata dal virus dell'epatite A (HAV).
Come si diffonde
L'epatite A si trasmette generalmente per via oro-fecale da feci infette, per contatto da persona a persona o per ingestione di acqua o di cibi contaminati (molluschi, latte o altri alimenti).
La diffusione è facilitata dalla scarsa igiene personale e dall’affollamento. Il virus può essere trasmesso, anche se più raramente, per via parenterale (sangue e derivati). Invece è rara la trasmissione dalla madre al bambino, durante il parto.
Le cause
La malattia è strettamente associata ad acqua o cibo non sicuri, servizi igienici inadeguati, scarsa igiene personale e sesso orale-anale.
A differenza dell'epatite B e C, l'epatite A non causa malattia epatica cronica, ma può provocare sintomi debilitanti e solo raramente epatite fulminante (insufficienza epatica acuta).
L’epidemiologia
L'epatite A è comune nei paesi a basso e medio reddito dove sono presenti cattive condizioni igienico-sanitarie.
La malattia è più comune tra adolescenti e adulti che appartengono a gruppi ad alto rischio, come persone che utilizzano siringhe infette, uomini che hanno rapporti sessuali con uomini o persone che viaggiano in aree ad alta endemicità.
In Italia, nel corso del 2022 sono stati notificati al SEIEVA 140 casi di epatite A, soprattutto da parte di Regioni del Centro-Nord, quali Lombardia, Toscana, Lazio, Veneto ed Emilia-Romagna. Si registra un lieve incremento dell’incidenza (0,28/100.000) rispetto a 0,25/100.000 dell’anno precedente, attribuibile soprattutto all’aumento dei casi nei bambini (incidenza 0-14 anni: 0,55/100.000). In generale si conferma comunque il trend in diminuzione degli ultimi anni dopo l’epidemia del 2017-2018.
I sintomi
Il virus è presente nelle feci 7-10 giorni prima dell’esordio dei sintomi e fino a una settimana dopo, mentre è presente nel sangue solo per pochi giorni. L'infettività è massima nel periodo compreso tra le due settimane che precedono l'esordio della malattia ed i 7 giorni che lo seguono. In questo periodo, il virus si concentra nelle feci, ma si riscontra, in minime quantità, anche nel sangue e nella saliva. Di conseguenza, l'epatite A è contagiosa già nella fase di incubazione, ancor prima che compaiano i sintomi ad essa riconducibili. La contagiosità di un soggetto va da 1-2 settimane prima dell’insorgenza dei sintomi fino a una settimana dopo la comparsa dell’ittero.
La malattia ha un decorso generalmente autolimitante e benigno. Sono pure frequenti le forme asintomatiche, soprattutto nel corso di epidemie e nei bambini.
Dopo un periodo di incubazione di 15-50 giorni (mediamente 30), compaiono, in genere:
- febbre
- malessere
- perdita di appetito
- diarrea
- nausea
- disturbi a carico dell’apparato gastrointestinale
- urine di colore scuro
- ittero (ingiallimento degli occhi e della pelle).
I sintomi clinici generalmente non durano oltre 2 mesi, solo nel 10-15% dei casi si ha un decorso prolungato fino a 6 mesi.
Il vaccino
In Italia sono disponibili due diversi vaccini contro l’epatite A (vaccino singolo o combinato con il vaccino contro l’epatite B), costituiti da virus inattivato, che forniscono una protezione dall’infezione già dopo 14-21 giorni dalla prima dose che viene somministrata per via intramuscolare nel deltoide. Una dose di richiamo somministrata dopo 6-12 mesi conferisce una protezione per oltre 10 anni.
La vaccinazione viene offerta gratuitamente in alcune condizioni a rischio:
- soggetti affetti da epatopatie croniche
- viaggiatori di età inferiore ai 14 anni diretti in zone ad alta morbosità per Epatite A
- familiari di persone infette
Avvertenze e controindicazioni al vaccino
Per poter sottoporsi al vaccino occorre:
- non avere età inferiore ad 1 anno
- non avere malattie acute febbrili
- non avere ipersensibilità verso i componenti del vaccino
- non avere avuto ipersensibilità, reazioni neurologiche o reazioni locali gravi in occasioni di precedenti somministrazioni
- non avere ipersensibilità all’uovo, alle proteine del pollo o alla formaldeide
- non avere patologie della coagulazione
- non essere in gravidanza o sospetto/allattamento.
Il vaccino contro l’Epatite A ha alcune specifiche controindicazioni e precauzioni.
Tra gli effetti indesiderati vengono segnalati dolore, rossore e tumefazione in sede di iniezione; questi sintomi sono generalmente lievi e autolimitantisi.
Trattamento
Non esiste un trattamento specifico per l'epatite A. Il recupero dopo l'infezione può essere lento e può richiedere diverse settimane o mesi.
EPATITE B
- Vaccino: si
- Trattamento: si
- Cura: in fase di sviluppo
Cos’è
L'epatite B è un'infezione del fegato causata dal virus dell'epatite B (HBV). Rappresenta un grave problema per la salute a livello mondiale. Può causare infezioni croniche e portare a cirrosi e cancro al fegato.
Sintomi
La malattia si manifesta, dopo un periodo di incubazione di 45-160 giorni, con malessere, mancanza di appetito, nausea, vomito, dolore addominale, e comparsa, dopo 1-2 giorni, di ittero.
La forma acuta in circa l’1-2% dei casi evolve in epatite fulminante.
Il 15% delle infezioni acute negli adulti e il 90% nei bambini nati da madri portatrici di epatite B diventano croniche.
L’epatite cronica può evolvere in cirrosi (circa il 50% dei casi), in insufficienza epatica e carcinoma epatocellulare.
Come si trasmette
Il virus è trasmesso per lo più per via parenterale (trasfusioni di sangue o emoderivati, tagli/punture con aghi/strumenti infetti o per contaminazione di minime lesione della cute o delle mucose con spazzolini dentali, forbici, pettini, rasoi, spazzole da bagno contaminate da sangue infetto).
Altre vie di trasmissione sono quella sessuale e quella verticale da madre a figlio durante il parto. A rischio, dunque, sono i tossicodipendenti, chi ha rapporti sessuali non protetti, il personale sanitario a contatto con persone infette o con l’agente infettivo, ma anche i rapporti familiari e sessuali con persone infette, e tutte quelle pratiche che prevedono l'utilizzo di aghi e siringhe non sterilizzati, come i tatuaggi, piercing, manicure, pedicure, ecc. Il virus resiste in ambienti esterni fino a 7 giorni, per cui il contagio è possibile anche per contatto con oggetti contaminati.
Tuttavia circa il 30% delle persone che si sono infettate non presenta fattori di rischio noti.
L’epidemiologia
La maggiore presenza di persone affette da Epatite B si riscontra nella regione del Pacifico occidentale e in Africa con rispettivamente 116 milioni e 81 milioni di persone infette.
Nel 2022 in Italia sono stati segnalati 109 casi di Epatite B acuta, soprattutto da parte di Regioni del Centro-Nord, quali Lombardia, Toscana e Lazio. L’incidenza (0,22/100.00) è in linea con quella registrata negli anni precedenti (0,18/100.000 nel 2021 e 0,21/100.000 nel 2020).(dati ISS SEIEVA)
La prevenzione
È disponibile un vaccino sicuro ed efficace che offre una protezione dal 98% al 100% contro l'epatite B. In Italia dal 1991 (legge n° 165/91), la vaccinazione è obbligatoria per tutti i nuovi nati e per gli adolescenti a 12 anni. La vaccinazione è fortemente raccomandata per i gruppi di popolazione a maggior rischio d’infezione (tossicodipendenti, conviventi di portatori cronici, personale sanitario, ecc).
Il vaccino è costituito da una proteina della superficie del virus (HBsAg) sintetizzata utilizzando la tecnica del DNA ricombinante.
Nei bambini si somministrano tre dosi di vaccino al 3°, 5° e 11° mese di vita.
Nei neonati da madre infetta (HBsAg positiva) si somministrano quattro dosi: alla nascita, al 1°, 2° e 11-12° mese di vita; assieme alla prima dose di vaccino si somministrano anche le immunoglobuline, specifiche contro il virus B.
Negli adolescenti e negli adulti si somministrano tre dosi al tempo 0, e dopo 1 e 6 mesi. Non sono necessari richiami.
Il vaccino antiepatite B è efficace al 95%. La durata della protezione è molto lunga, verosimilmente la protezione dura tutta la vita.
Avvertenze e controindicazioni al vaccino
Per poter sottoporsi al vaccino occorre:
- non avere malattie acute febbrili
- non avere allergia al lievito
- non avere ipersensibilità verso i componenti del vaccino
- non avere avuto ipersensibilità, reazioni neurologiche o reazioni locali gravi in occasioni di precedenti somministrazioni
- non avere patologie della coagulazione
- non essere in gravidanza o sospetto/allattamento.
La maggior parte delle persone che ricevono il vaccino dell'epatite B (65%) non presenta alcun effetto collaterale. Negli altri casi possono aversi reazioni lievi, quali febbre e reazioni locali che comprendono dolore, rossore e gonfiore nel punto dove è stata eseguita l’iniezione.
Il trattamento
L'infezione cronica da epatite B può essere trattata con farmaci, compresi gli agenti antivirali orali. Il trattamento può rallentare la progressione della cirrosi, ridurre l'incidenza del cancro al fegato e migliorare la sopravvivenza a lungo termine.
EPATITE C
- Vaccino: no
- Trattamento: si
- Cura: si
Cos’è
L’agente infettivo è un virus ad RNA (HCV) appartenente alla famiglia dei Flaviviridae. Sono stati identificati sei diversi genotipi e oltre 90 sub-tipi. Ancora non è chiaro se ci siano differenze nel decorso clinico della malattia per i diversi genotipi, ma ci sono differenze nella risposta dei diversi genotipi alle terapie antivirali.
Il virus dell'epatite C (HCV) causa sia infezioni acute che croniche. Il 70% (55-85%) delle persone svilupperà un'infezione cronica da HCV. Di quelli con infezione cronica da HCV, il rischio di cirrosi varia dal 15% al 30% entro 20 anni.
Come si diffonde
Il virus dell'epatite C è un virus a trasmissione ematica. È più comunemente trasmesso attraverso:
- il riutilizzo o la sterilizzazione inadeguata di attrezzature mediche, in particolare siringhe e aghi in ambito sanitario;
- la trasfusione di sangue ed emoderivati non sottoposti a screening;
- uso di stupefacenti per via parenterale attraverso la condivisione di attrezzature per l'iniezione.
L’esposizione nosocomiale si dimostra sempre il principale fattore di rischio (54,0% dei casi), come negli ultimi venti anni, con un trend in ulteriore crescita.
Dopo un calo osservato nel 2021, nel 2022 si è avuto un netto aumento dei casi che riferiscono il ricorso a trattamenti estetici (come manicure, piercing e tatuaggi), fattore di rischio ora secondo per importanza, dopo l’esposizione nosocomiale (38,8% dei casi).
L'HCV può essere trasmesso da una madre infetta al suo bambino (meno del 5% dei casi) e attraverso pratiche sessuali che comportino contatto con sangue.
L'epatite C non si trasmette attraverso il latte materno, cibo, acqua o contatti casuali come abbracci, baci e condivisione di cibo o bevande con una persona infetta.
Epidemiologia
Il maggior numero di infezioni si registra nella regione del Mediterraneo orientale ed in Europa, con 12 milioni di persone infette. Nella regione del sud-est asiatico e nella regione del Pacifico occidentale, circa 10 milioni di persone in ciascuna regione sono cronicamente infette. Nove milioni di persone sono cronicamente infette nella regione africana e 5 milioni nella regione delle Americhe.
Nel corso del 2022 sono stati registrati 55 nuovi casi di epatite C acuta in Italia, rispetto ai 24 dell’anno precedente, con un’incidenza di 0,11 casi per 100.000 abitanti. Il maggior numero di casi è stato segnalato dalla Regione Lazio (41,8% dei casi), seguita dalla Lombardia e dal Veneto e si osserva una maggiore prevalenza di casi tra gli uomini (58%).(dati ISS SEIEVA)
Sintomi
Il periodo di incubazione va da 2 settimane a 6 mesi, ma per lo più varia nell’ambito di 6-9 settimane.
L’infezione da HCV è spesso asintomatica e anitterica (in oltre i 2/3 dei casi). I sintomi, quando presenti sono caratterizzati da
- dolori muscolari,
- nausea,
- vomito,
- febbre,
- dolori addominali
- ittero (ingiallimento della pelle e del bianco degli occhi).
Poiché le nuove infezioni da HCV sono generalmente asintomatiche, poche persone vengono diagnosticate quando l'infezione è recente.
Nelle persone che sviluppano un'infezione cronica da HCV, l'infezione spesso non viene diagnosticata perché rimane asintomatica fino a decenni dopo l'infezione, quando i sintomi si sviluppano in seguito a un grave danno epatico.
La diagnosi precoce può prevenire problemi di salute che possono derivare dall'infezione e prevenire la trasmissione del virus. L'OMS raccomanda di testare le persone che potrebbero essere a maggior rischio di infezione.
Circa 2,3 milioni di persone (6,2%) dei 3,7 milioni stimati che vivono con l'HIV a livello globale hanno prove sierologiche di infezione da HCV passata o presente. La malattia epatica cronica rappresenta una delle principali cause di morbilità e mortalità tra le persone che vivono con l'HIV a livello globale.
Trattamento
L'OMS raccomanda la terapia con antivirali pan-genotipici ad azione diretta (DAA) per le persone di età superiore ai 12 anni. I DAA possono curare la maggior parte delle persone con infezione da HCV e la durata del trattamento è breve (di solito da 12 a 24 settimane), e con scarsi effetti collaterali.
La prevenzione
Non esiste un vaccino contro l'epatite C, quindi la prevenzione dipende dalla riduzione del rischio di esposizione al virus nelle strutture sanitarie e nelle popolazioni a rischio più elevato.
Gli interventi di prevenzione primaria raccomandati dall'OMS includono:
- uso sicuro e appropriato delle iniezioni sanitarie;
- manipolazione e smaltimento in sicurezza di oggetti taglienti e rifiuti;
- fornitura di servizi completi di riduzione del danno alle persone che si iniettano droghe;
- prevenzione dell'esposizione al sangue durante rapporti sessuali non protetti.
Epatite D
- Vaccino: no (anche se l’Epatite D colpisce solo persone affette da Epatite B per cui esiste il vaccino)
- Trattamento: si
- Cura: no
Cos’è
L’agente infettivo dell’epatite Delta è noto come HDV: viene classificato tra i virus cosiddetti satelliti, o subvirioni, che necessitano della presenza di un altro virus per potersi replicare. Il virus dell’epatite D per infettare le cellule epatiche richiede in particolare l’ausilio del virus dell’epatite B, quindi l’infezione si manifesta in soggetti colpiti anche da HBV.
L’infezione può verificarsi secondo due modalità:
- infezione simultanea da virus B e D. In questo caso si verifica un'epatite clinicamente simile all’epatite B
- sovrainfezione di virus D in un portatore cronico di HBV. Si verifica allora una nuova epatite acuta a volte fatale.
Epidemiologia
Si stima che il virus dell'epatite D (HDV) colpisca quasi il 5% delle persone a livello globale che hanno un'infezione cronica da virus dell'epatite B (HBV) e che la co-infezione da HDV potrebbe spiegare circa 1 caso su 5 di malattia del fegato e cancro al fegato nelle persone con infezione da HBV.
Come si trasmette
La modalità di trasmissione è la stessa dell’epatite B e il periodo di incubazione va da 2 a 8 settimane.
Le vie di trasmissione dell'HDV, come l'HBV, avvengono attraverso la pelle corrotta (tramite iniezioni, tatuaggi, ecc.) o attraverso il contatto con sangue o emoderivati infetti.
La trasmissione da madre a figlio è possibile ma rara.
La prevenzione
La vaccinazione contro l'HBV previene la coinfezione da HDV e quindi l'espansione dei programmi di immunizzazione dell'HBV infantile ha portato a un calo dell'incidenza dell'epatite D in tutto il mondo.
I sintomi
Nell'epatite acuta, l'infezione simultanea da HBV e HDV può portare a un'epatite da lieve a grave con segni e sintomi indistinguibili da quelli di altri tipi di infezioni da epatite virale acuta. Questi includono febbre, affaticamento, perdita di appetito, nausea, vomito, urine scure, feci di colore chiaro e ittero (occhi gialli).
La diagnostica dell'HDV non è ampiamente disponibile e non esiste una standardizzazione per i test dell'RNA dell'HDV, utilizzati per monitorare la risposta alla terapia antivirale.
Il trattamento
L'interferone alfa pegilato è il trattamento generalmente raccomandato per l'infezione da virus dell'epatite D. Il trattamento deve durare almeno 48 settimane indipendentemente dalla risposta del paziente. Il virus tende a dare un basso tasso di risposta al trattamento; tuttavia, il trattamento è associato a una minore probabilità di progressione della malattia.
Epatite E
- Vaccino: no
- Trattamento: si
- Cura: ricovero in determinati casi
Cos’è
L'epatite E è un'infiammazione del fegato causata dal virus dell'epatite E (HEV). L’epatite E è una malattia acuta spesso itterica e autolimitante, molto simile all’epatite A. Caratteristica principale di questa infezione è l’alta frequenza di forme cliniche fulminanti (1-12%) e una particolare severità del decorso nelle donne gravide, specialmente nel terzo trimestre di gravidanza, con mortalità che arriva fino al 40%.
La malattia non cronicizza mai.
Come si trasmette
la trasmissione avviene per via oro-fecale, e l’acqua contaminata da feci è il veicolo principale dell’infezione. Il periodo di incubazione va da 15 a 64 giorni.
L'infezione è solitamente autolimitante e si risolve entro 2-6 settimane. Occasionalmente si sviluppa una grave malattia nota come epatite fulminante (insufficienza epatica acuta), che può essere fatale.
Epidemiologia
L'infezione da epatite E si trova in tutto il mondo ed è comune nei paesi a basso e medio reddito con accesso limitato all'acqua essenziale, servizi igienici, igiene e servizi sanitari.
Nel corso del 2022 in Italia sono stati segnalati 44 casi di epatite E, diagnosticati per la maggior parte in Regioni del Centro-Nord (Emilia Roma-gna, Umbria, Abruzzo e Lombardia). Cinque casi avevano effettuato un viaggio in area endemica, mentre gli altri 39 (88,6%) sono casi autoctoni.
2 pazienti hanno dovuto far ricorso ad un trapianto, entrambi i casi sono autoctoni
I sintomi
Segni e sintomi tipici dell'epatite includono:
- una fase iniziale di lieve febbre, ridotto appetito (anoressia), nausea e vomito che si protraggono per alcuni giorni;
- dolore addominale, prurito, eruzione cutanea o dolori articolari;
- ittero (colorazione gialla della pelle), urine scure e feci pallide;
- un fegato dolente e leggermente ingrossato (epatomegalia).
Trattamento
Generalmente non si ricorre al ricovero che diventa necessario se l’epatite è fulminante e dovrebbe essere preso in considerazione anche per le donne in gravidanza sintomatiche.
La prevenzione è l'approccio più efficace contro l'infezione. A livello di popolazione, la trasmissione dell'infezione da HEV può essere ridotta:
- mantenimento delle pratiche igieniche;
- evitare il consumo di acqua e ghiaccio di purezza sconosciuta.