A cura del dott. Bruno Restelli - medico internista del CDI - Centro Diagnostico Italiano
Il primo step per la prevenzione del melanoma consiste in un’auto-osservazione da praticarsi regolarmente per cogliere variazioni di numero o soprattutto il cambiamento di aspetto di un neo.
Attenzione quindi alla regola dell’A-B-C-D-E:
'A' = 'asimmetria': il neo per essere sano dovrebbe essere simmetrico.
'B' = 'bordi'. Devono essere regolari, mentre nel melanoma sono irregolari e frastagliati.
'C' = 'colore'. Un neo sano presenta un colore omogeneo; nel melanoma si alternano più colori come nero, bianco e rosso.
'D' = 'dimensione'. Un neo non dovrebbe mai superare la dimensione di 6 mm di diametro. Se più grande, occorre una valutazione da parte del dermatologo.
'E' = 'evoluzione'. Un neo non dovrebbe modificarsi. Se cambia in un arco di tempo breve, è consigliabile una visita dal dermatologo per valutare , attraverso la dermatoscopia, se si corre o meno un rischio di melanoma.
Il tumore cutaneo, nelle sue varie tipologie cellulari, rappresenta in generale la patologia di più frequente riscontro in ambito oncologico.
Il fatto di non sottovalutare queste lesioni, che possono complicarsi solo se vengono trascurate nel tempo, ha creato in tutto il mondo programmi di prevenzione, diagnosi e follow up, che vengono organizzati in collaborazione tra dermatologi, chirurghi plastici e patologi.
In primo luogo attraverso una accurata visita dermatologica si cerca di suddividere la popolazione a rischio e non a rischio.
Nell’esame obiettivo durante la visita, si valuta la presenza di lesioni cutanee, che vengono suddivise in lesioni ulcerate (basalioma, spinalioma, ecc.) e lesioni pigmentate (nevi, melanomi, ecc.).
Dalla storia clinica del soggetto si cerca di individuare il periodo di insorgenza di una eventuale lesione.
Tale elemento è di basilare importanza nella diagnosi e nell’indicazione chirurgica, se tale lesione necessita di asportazione o di controllo nel tempo.
La tendenza attuale è quella di trasformare la documentazione cartacea in immagini, che oltre a fornire le dimensioni della lesione, introducono la dimensione tempo nei controlli. Attraverso la mappatura della cute del soggetto è possibile creare una memoria al tempo zero e fissare le immagini digitali su un dischetto, che chiunque potrà consultare.
Le formazioni cutanee possono quindi essere verificate in qualsiasi momento e confrontate con le immagini in memoria. In questo modo è possibile seguire la cronologia delle lesioni, potendo individuare precocemente la trasformazione di un nevo o l’insorgenza di una nuova lesione.
Questo strumento diagnostico si chiama MAPPING NEVICO ed è risultato di grande utilità per i pazienti a rischio.
I soggetti che più frequentemente rientrano in questa categoria sono i fototipi molto delicati, che vanno più facilmente incontro a trasformazione del mantello cutaneo in seguito a danni solari od insulti chimico-fisici.
Il melanoma rappresenta il più grande rischio e la sua rimozione repentina, quando la lesione non si è ancora infiltrata negli strati sottomucosi, costituisce la strategia più vincente dal punto di vista prognostico.
La popolazione a rischio è invitata a sottoporsi a regolari controlli nel tempo.
La prevenzione e la diagnosi portano naturalmente in alcuni casi all’asportazione chirurgica delle formazioni con la valutazione istologica.
E’ fondamentale divulgare la sensibilizzazione della prevenzione cutanea sia verso i medici che ai pazienti, in quanto il mantello cutaneo è l’organo più esteso del corpo ed è esposto a danni meccanici, solari, chimici e all'invecchiamento, che determinano la formazione di lesioni di interesse tumorale.