La mastoplastica additiva, cioè l’introduzione di protesi mammarie per incrementare il volume e modellare la forma delle mammelle, è uno degli interventi estetici più eseguiti da molti anni e spesso ha anche una valenza ricostruttiva nei casi oncologici per ricostruire un seno mutilato da una mastectomia.
L’intervento consiste nel posizionamento attraverso una piccola incisione di 3-4 cm in sede periareolare o al solco sottomammario (e quindi con segni cicatriziali molto poco visibili o per nulla) di protesi mammarie a diverso contenuto in sede sotto ghiandolare o sotto il muscolo pettorale nei casi in cui le mammelle siano particolarmente piccole.
Il contenuto è costituito nella maggioranza dei casi da silicone a diversa consistenza (coesività) in base al risultato che si vuole offrire; in alcune protesi queste sono a contenuto acquoso o a base di poliuretano.
Le protesi sono resistenti, non scoppiano in aereo, ma come tutti gli elementi fisici risentono di una variazione di forma, consistenza e soprattutto usura nel tempo. Questa variabile fa sì che ogni volta che si esegue una mastoplastica additiva si prospetti un calendario di controlli per valutare lo stato delle protesi e delle possibili reazioni in caso di trasudazione del silicone o, nelle fasi più avanzate, di rottura con fuoriuscita del contenuto.
A questo scopo presso il Centro Diagnostico Italiano è stato istituito un servizio di screening valutativo riservato alle pazienti portatrici di protesi mammarie chiamato “COSeno” (Centro Operativo Seno) che vede impegnati in maniera collaborativa e interdisciplinare diversi specialisti fra cui i chirurghi plastici che coordinano il gruppo, senologi, radiologi, biologi, immunologi e medici biochimici. La collaborazione è stata utile per permettere alle pazienti di sottoporsi ad un percorso diagnostico innovativo che prevede, fra gli altri:
- Valutazione radiologica con innovativa RM tridimensionale mammaria che valuta in modo molto preciso e fornisce informazioni su possibile rottura ma anche su possibili distorsioni, piegature, contrazioni delle protesi mammarie. La rottura della protesi infatti è un evento che ricorre, secondo i dati della letteratura internazionale, circa in un 5% dei casi. Spesso si tratta di un evento che non viene riconosciuto facilmente perché produce, almeno all’inizio, scarsa sintomatologia e/o variazioni estetiche della forma e del volume delle mammelle ma che, con il passare del tempo, crea non solo infiammazioni locali dei tessuti mammari nelle sue diverse componenti costitutive potendo interessare anche la cute con fenomeni di irritazione e fibrosità, ma anche reazioni sistemiche con interessamento linfonodale (soprattutto ascellare) e a volte con coinvolgimento sistemico con formazione di reazioni immunologiche di diverse specie, sensibilizzazione del sistema auto e immunitario e sintomatologie a carattere sistemico. Inoltre i profili rotondi e uniformi delle protesi possono con il tempo subire delle trasformazioni che comportano inestetismi (ad esempio ondulazioni visibili nella parte sternale, irregolarità di superficie a livello del solco sottomammario) o veri e propri fastidi soggettivi con dolorabilità spontanea o alla palpazione delle mammelle. Tale tipo di RM tridimensionale usata nello screening ha un potere di risoluzione molto alto e ci permette di vedere con estrema precisione limiti, forma, distorsioni, dislocazioni, inestetismi degli impianti protesici fornendo un quadro molto preciso dello stato locale.
- Screening ematochimico vasto con esecuzione di esami specifici volti alla ricerca di possibili reazioni dell’organismo all'impianto mammario con valutazione immunologica internistica.
I dati raccolti vengono elaborati e sottoposti al chirurgo plastico, eseguendo un punteggio (mammary score) che dia indicazione sul buono stato delle protesi e buona tolleranza della paziente o su possibili reazioni e/o problematiche locali o sistemiche, con elaborazione di un calendario di controlli nel tempo e/o ore intervento.Questo percorso, che si svolge presso la sede di via Saint Bon, ha il vantaggio non solo di sfruttare tecnologie innovative all'avanguardia e con dati oggettivi, ma anche di dare una corretta e precisa assistenza alle pazienti portatrici di protesi mammarie che, dopo l’impianto, perdono il contatto con la necessità di eseguire controlli periodici che permettano loro di rimanere in uno stato di benessere sia da un punto di vista sistemico (reazioni immunologiche in particolare) che locale (dismorfie da contrazioni capsulari, ondulazioni protesiche, trasudazione di gel di silicone e/o rottura misconosciuta delle protesi).Nell'arco di una settimana, una volta pronti i referti degli esami ematochimici e di diagnostica che vengono svolti in una stessa giornata, il percorso dell'Ambulatorio della Mammella protesizzata prevede la visita con il chirurgo plastico che valuterà i referti e la procedura più indicata da seguire, sia essa di controllo che chirurgica.